Quest’oggi ci occupiamo di recensire una pellicola decisamente molto particolare. A metà strada tra un reportage e un documentario, dal 9 all’11 Aprile sarà presente, nelle sale italiane, Van Gogh Tra il Grano e il Cielo, un ambizioso e appassionante lavoro costruito per portare al grande pubblico parte dell’esperienza visiva delle opere del celebre autore.
Un vero e proprio viaggio, attraverso i luoghi del tragico artista, e la mostra omonima, nella Basilica Palladiana di Vicenza.

Un legame attraverso il tempo
La direzione artistica è riuscita a costruire un documentario che sa conquistare, abbandonando alcuni stili classici del genere, per accompagnare lo spettatore attraverso un vero e proprio racconto. Giovanni Piscaglia, alla regia, e Matteo Moneta, responsabile del soggetto e della sceneggiatura, portano così sul grande schermo un punto di vista piuttosto inedito: attraverso la vita di Helene Kröller-Müller ripercorriamo la memoria del grande pittore, grazie al legame che ha unito i due personaggi.
La nobildonna olandese fu infatti la prima, qualche decennio dopo la morte dell’artista, ad apprezzare e comprendere la sua arte, ritrovando nei suoi dipinti gli stessi tormenti che affliggevano la vita della donna. Una connessione, una comprensione che è riuscita a superare i limiti della vita di entrambi, per trasformarsi in qualcosa di decisamente profondo: solo chi possedeva un punto di vista simile a quello di Van Gogh poteva riscoprire l’incredibile arte dello sfortunato autore.
Dalla raccolta, curata dalla donna, delle opere del tragico Vincent, ci ritroviamo a ripercorrere la sua vita, con la speranza di riuscire a raggiungere la stessa comprensione che fece la fortuna del retaggio di Van Gogh.

Girasoli
Il racconto ha una narratrice d’eccezione: parliamo dell’attrice Valeria Bruni Tedeschi, ripresa nella chiesa di Auvers-sur-Oise, uno degli ultimi luoghi visitati dall’artista, prima del suo tragico suicidio.
La scelta è piuttosto efficace: la sottile ma calma voce dell’interprete si rivela l’ideale nel condurre il pubblico, preso per mano e accompagnato in questa vera e propria esperienza. Una voce tutt’altro che asettica, alternata alla visione della splendida chiesa sopracitata. Visitare uno degli ultimi luoghi legati a Van Gogh si rivela fondamentalmente per lo spettatore, in un arricchimento visivo del racconto: oltre l’immaginazione, riusciamo a osservare il mondo che ha osservato lo stesso autore.
Una sottile alternanza, senza alcun stacco brusco, mostra l’alternanza di luoghi e dipinti, donando allo spettatore una visione legata non semplicemente a ciò che è dentro la tela, ma anche a ciò che ha ispirato quella stessa tela. Il fascino delle opere di Van Gogh coinvolge lo spettatore, in una maniera del tutto inedita e sperimentale.

Sperimentazione
Sicuramente la pellicola non può sostituirsi alla visione dal vivo, ma può sicuramente regalare una esperienza differente, quanto immersiva. Arriverà nei cinema per soli tre giorni, dal 9 all’11 Aprile, sperando che un eventuale buon successo dell’operazione possa spingere chi di dovere non solo verso una riproposizione nei cinema, ma anche verso altri lavori di questo genere.
Può infatti rivelarsi un modo nuovo di parlare di arte, coinvolgendo non solo gli appassionati, ma fungendo anche da ponte verso chi l’arte vuole imparare a conoscerla, a comprenderla, a entrare in quel fantastico mondo che fin troppo spesso viene bistrattato.
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